BRUSAPORTO-DOLOMITI BELLUNESI 0-1
GOL: pt 10′ Olonisakin.
BRUSAPORTO: Magni, Cerini, Cellerino, Selvatico (st 39′ Franchini), Paris, Piacentini (st 21′ Quarena), Seck, Chiossi, Maffioletti (st 28′ Hyka), Austoni (st 21′ Ferraroli), Piccinin (st 44′ Ratti) (in panchina: Venturelli, Albè, Rebussi, Bordiga). Allenatore: M. Terletti.
DOLOMITI BELLUNESI: Carraro; Perez (st 1′ Fagan), Tiozzo, Alcides; Parlato, Tardivo (st 18′ Cossalter), Chiesa, Brugnolo, Masut; Olonisakin (st 35′ Diallo), Marangon (st 28′ Visinoni) (in panchina: Mbaye, Capacchione, Pegoraro, Pirrone, De Paoli). Allenatore: N. Zanini.
ARBITRO: Salvatore Montevergine di Ragusa (Matteo Domenico Varacalli di Locri e Dragos Alexandru Mariot di Asti).
NOTE. Spettatori: 300 circa. Ammoniti: Paris, Alcides, Tiozzo, Seck, Olonisakin, Piacentini, Chiossi, Hyka, Carraro. Angoli: 4-3 per la SSD Dolomiti Bellunesi. Recupero: pt 2′; st 6′.
Arrivano a più di trecento chilometri da “casa” i primi tre punti in campionato: la SSD Dolomiti Bellunesi li conquista a Brusaporto, al termine di una prova granitica. A decidere è una pregevole giocata di Taiwo Olonisakin, capace di timbrare il cartellino dei marcatori per la seconda domenica su due. E se si aggiunge che il nigeriano aveva trasformato pure il rigore della staffa a Treviso, nel primo turno di Coppa Italia, allora si può facilmente intuire lo splendido impatto dell’attaccante arrivato dal Bassano, in questo primo scorcio di stagione. Una stagione che, però, non concede tregua. Perché, dopo aver legittimamente festeggiato la conquista del bottino pieno in terra bergamasca, il gruppo di mister Zanini dovrà già concentrarsi sul turno infrasettimanale di mercoledì contro l’Adriese.
COME LE CILIEGIE – Non mancano le variazioni rispetto al match di una settimana fa, a Sedico: Chiesa debutta e trova posto in mediana, al fianco di un Brugnolo alla prima da titolare, mentre Masut “scala” in fascia a sinistra. E davanti, in tandem con Marangon, sfreccia subito Olonisakin, reduce dal gol della speranza segnato alla Luparense. E le reti, almeno per Taiwo, sono come le ciliegie: una tira l’altra. Al 10′, infatti, il numero 9 sfrutta un lancio dalle retrovie, si invola con la palla al piede e lascia partire un diagonale precisissimo: sfera nell’angolino basso e dolomitici in vantaggio.
SCATENATO – Olonisakin è scatenato e, dopo aver fatto ammonire Parsi, si procura una punizione da una zolla interessante: lo schema è ben eseguito, ma la stoccata di Marangon è respinta dalla retroguardia. “Jack” ci prova pure dalla distanza (fuori di poco) e su calcio piazzato (alto sopra la traversa). Poi, verso mezz’ora, è di nuovo Olonisakin a sfiorare il bersaglio, deviando al volo e nel cuore dell’area un “cioccolatino” di Marangon: la mira è sballata di un soffio. A ridosso della pausa, cresce il Brusaporto, ma per Carraro non c’è troppo lavoro, anzi.
GUANTI IMMACOLATI – Al rientro dall’intervallo, spunta Fagan al posto di capitan Perez. E, di conseguenza, Chiesa “retrocede” sulla linea dei difensori. Ma il copione della gara non cambia: a creare i maggiori pericoli è ancora la SSD Dolomiti Bellunesi. In particolare con Marangon: ben liberato da Tardivo, “slaccia” un destro a giro sul quale Magni è reattivo e, in tuffo, salva la sua porta. Col trascorrere dei minuti, calano i ritmi e, di riflesso, pure le occasioni: in una metà campo, così come nell’altra. I dolomitici non concedono spazi. E i guanti di Carraro rimangono immacolati. Triplice fischio. E tre sono anche i punti da riporre in cascina: più che meritati.
L’ANALISI – «Potevamo chiudere il discorso già alla mezz’ora – analizza, nel post partita, di mister Zanini – perché poi questi avversari li conosco, hanno qualità e giovani molto forti, che escono da realtà di rilievo. Sapevamo che sarebbe stata dura: abbiamo vinto di “corto muso” e va bene così». Il fatto di non aver incassato gol è un altro dato che conforta: «E non si sono verificate neppure situazioni particolarmente complicate nella nostra area. In questo momento della stagione è importante portare a casa la “pelle”. E i punti».
Foto di Giuseppe De Zanet