SSD DOLOMITI BELLUNESI – SARONECANECA 0-3
GOL: pt 23’ Polzot; st 25’ Piasentin, 34’ Gerlin.
SSD DOLOMITI BELLUNESI: Chiara Triches, Busin (32’ st Della Vecchia), De Zolt, De Paoli, De Bastiani, Cappellano, Lucrezia Triches, Manfroi (10’ st Pattaro), Mastel, Rosson (45’ pt De Betta), Andolfatto. Allenatore: Francesco Pellicanò.
SARONECANEVA: Turchet, Bianco, Piasentin, Leonarduzzi, Perissinotto, Selvaggi, Cividin, Del Frate (45’ st Canzi), Stella (36’ st Fava), Polzot (38’ st Dall’Arche), Perin (20’ st Gerlin). Allenatore: Giancarlo Maggio.
ARBITRO: Nicolò Serafini della sezione di Belluno.
NOTE. Ammonite: De Zolt, De Paoli, De Bastiani, Cappellano, Del Frate, Polzot. Calci d’angolo: 10 a 3 per la SSD Dolomiti Bellunesi.
Superman aveva la criptonite, le women hanno il SaroneCaneva. Dopo l’eliminazione ai quarti di Coppa, la SSD Dolomiti Bellunesi rimedia un’altra sconfitta esiziale, sempre per mano della squadra pordenonese. Stavolta, il 3-0 è secco, per quanto eccessivo, e stoppa nuovamente ai quarti (in questo caso dei playoff) i sogni di gloria delle ragazze dolomitiche. La stagione dunque finisce qui, non senza la soddisfazione di «aver lavorato e costruito una squadra in grande crescita», dice mister Pellicanò. Che sperava in un epilogo diverso, ma riconosce la maggior forza ed esperienza dell’avversario.
LA CRONACA
Che sarà una giornata difficile, le dolomitiche lo capiscono abbastanza in fretta. E lo sperimentano su una traversa (colta da De Paoli appena prima di subire lo 0-1), e su una palla entrata oltre la linea di porta, ma non vista dall’arbitro. Insomma, se non è sfortuna questa…
Il SaroneCaneva invece non sa cosa sia la malasorte. E manda in buca tutte le palle gol create. O quasi, visto che la prima, al 13’, viene sventata da Chiara Triches, bravissima a parare il tentativo di Cividin, smarcata in maniera illuminante da Polzot. Alla prima azione davvero pericolosa, le friulane passano: è il 24’ e il tiro a giro di Polzot, seppur non irresistibile, non lascia scampo a Triches. Da notare che due giri di lancette prima Andolfatto aveva costretto Turchet a una grande parata, mentre 60 secondi dopo De Paoli era stata fermata dalla traversa.
Il primo tempo si chiude con un parziale recuperabile. Ma anche con l’infortunio di Rosson, metronomo del centrocampo dolomitico. La ripresa invece si apre con il gol-non gol delle women, visto come salvataggio sulla linea di porta dal direttore di gara. Insomma, piove sul bagnato. E il Saronecaneva ne approfitta, con cinismo: al 25’ Piasentin fa 0-2, sfruttando un facile tap-in dopo la respinta corta di Triches. Il tris arriva con Gerlin, che al 35’ chiude il match.
IL COMMENTO
«Il Saronecaneva è squadra esperta e rodata. Avevano più voglia e più grinta. Arrivavano sempre per prime sulle seconde palle. Questa è questione di testa». Francesco Pellicanò riconosce i meriti delle avversarie. E pur con rammarico analizza la sconfitta.
«Ho visto ansia nelle mie ragazze. Qualcuna non aveva dormito pensando a questa sfida da dentro o fuori. E la tensione pre gara ha fatto la differenza tra una squadra esperta e una giovane. Lo si è visto nel come abbiamo divorato le nostre palle gol, mentre le avversarie hanno fatto rete ogni volta che hanno potuto. Oggi avrei voluto un epilogo diverso: non credo che il Saronecaneva sia così superiore a noi, come non lo credevo dopo l’eliminazione in Coppa. Il 3-0 è un risultato eccessivo, ma rivela la maggiore esperienza delle friulane. Poi, sull’1-0, con un parziale recuperabile, abbiamo dovuto reinventare il centrocampo per l’infortunio di Rosson. Spiace, avremmo voluto conquistarci le semifinali play off».
Al di là del risultato però, Pellicanò analizza la stagione. E il voto complessivo è molto più che sufficiente. «Nell’ultimo anno siamo aumentati molto di livello. Le ragazze hanno mostrato una crescita grandiosa. La maggior parte sono giovani e giovanissime e credo che si siano poste le basi per un’altra annata di soddisfazioni. Abbiamo lavorato anche in prospettiva, rappresentando bene cos’è la realtà delle Dolomiti Bellunesi in Veneto e fuori».
Foto di Giuseppe De Zanet